A fine anno è tempo di bilanci, guardiamo da vicino cosa ci dice il rapporto 2018 della Corte dei Conti europea, intitolato “Inquinamento atmosferico: la nostra salute non è ancora sufficientemente protetta“.
Si tratta di un lungo rapporto, di cui costruiamo una mappa di lettura enucleando alcune pagine che riteniamo particolarmente significative.
Il documento inizia con una breve sintesi intitolata “L’inquinamento atmosferico costituisce il principale rischio ambientale per la salute nell’Unione europea ” (pag. 6).
Riportiamo qui il paragrafo introduttivo che si trova alla pagina web sopraccitata “L’inquinamento atmosferico reca gravi danni alla salute dei cittadini europei. Ogni anno si verificano circa 400 000 casi di morte prematura dovuta a una presenza eccessiva di inquinanti atmosferici come il pulviscolo, il biossido di azoto e l’ozono. Da circa 30 anni vige nell’UE una normativa per l’aria pulita che fissa limiti alle concentrazioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Nondimeno, gran parte degli Stati membri dell’UE e numerose città europee presentano ancor oggi una qualità dell’aria spesso scadente. La Corte ha constatato che i cittadini europei respirano tuttora aria nociva soprattutto a causa di una normativa debole e di un’attuazione insoddisfacente delle politiche. Le raccomandazioni della Corte sono intese a rafforzare la direttiva sulla qualità dell’aria ambiente e a sollecitare ulteriori interventi efficaci da parte della Commissione europea e degli Stati membri, tra cui un miglior coordinamento delle politiche e una maggiore informazione pubblica.“
Continuiamo con la lettura del documento.
Il particolato (PM), in particolare quello fine (PM2.5) è tra i quattro inquinanti atmosferici più nocivi per la salute umana (pag 11), a pagina 12 si spiega in dettaglio cos’è il particolato e a pagina 13 quali sono le patologie causate dall’esposizione al particolato. Si rileva inoltre (pag 11) che, se da un lato l’effetto dei picchi di inquinamento è più evidente, dall’altro l’esposizione a lungo termine a dosi inferiori rappresenta una maggiore minaccia per la salute umana.
Tra i problemi da affrontare ci sono la diffusione di informazioni corrette sull’inquinamento, la attuazione di un attento monitoraggio della qualità dell’aria e una informazione corretta e trasparente sui risultati di tale attività di monitoraggio.
Ci sono informazioni che possono essere male interpretate. Ad esempio, a pagina 16 troviamo il seguente grafico delle emissioni
sembra decisamente un’ottima notizia, ma, “Secondo l’OMS e l’AEA, questo calo delle emissioni totali di inquinanti atmosferici non si traduce automaticamente in riduzioni analoghe delle concentrazioni dei medesimi. La normativa UE non pone l’accento sulla riduzione delle emissioni in luoghi in cui le persone sono maggiormente esposte all’inquinamento atmosferico o dove si registrano le concentrazioni massime. Ad esempio, anche se i motori delle automobili producono meno emissioni in virtù delle norme dell’UE più rigide riguardo alle emissioni, l’inquinamento atmosferico può comunque aumentare qualora aumenti l’utilizzo delle automobili. Pertanto, sono necessari interventi specifici nelle zone densamente popolate per ridurre le concentrazioni di inquinanti atmosferici, poiché l’esposizione umana, in particolare al PM e all’NO2, rimane elevata.“
L’italia del centro nord, compresa la piana fiorentina, rimane in una situazione critica e tra le peggiori in Europa. Inoltre noi di CheAriaTira rileviamo come, in assenza di stazioni di rilevamento ARPAT, la situazione di Firenze Nord e dell’agglomerato urbano di Firenze-Prato-Pistoia possa essere decisamente sottostimata.
E per quanto riguarda il monitoraggio e l’informazione relativa? Si osserva innanzi tutto che i limiti della normativa Europea sono meno rigidi delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità, in particolare per il pm2.5 molto meno rigidi (pagina 20): le medie giornaliere addirittura non sono normate. Questo nonostante l’OMS ritenga che il PM2,5 sia l’inquinante atmosferico più nocivo (pagina 22).
Questo ha effetti deleteri anche per il seguente motivo: le aree in cui la concentrazione di un dato inquinante sia molto superiore alle linee guida OMS ma inferiore al limite europeo, non sono tenute né ad installare una rete più fitta di stazioni di rilevamento, nè ad affrontare il problema nei propri piani per la qualità dell’aria (pagina 23).
E’ molto interessante la parte che riguarda la diffusione dei dati relativi all’inquinamento. La corte ha preso in esame sei città europee. Come vedete ci sono dei problemi enormi di correttezza dell’informazione.
Per questo riteniamo fondamentale non solo avere una rete di monitoraggio capillare, ma anche lavorare affinché i dati siano correttamente interpretati, in rapporto alla salute umana.